La mia esperienza con la cucina inizia dall’infanzia e, come molti ragazzi del sud, dallo stare la domenica a casa della nonna. Lì ho iniziato ad imparare le prime ricette che poi ho portato sempre nel mio bagaglio personale in giro con me. Mi sono laureato in psicologia, perciò mi definisco “uno psicologo con la testa in cucina”, non abbandonando mai la cucina che mi ha aiutato nel mantenermi agli studi. Poi ho frequentato un corso professionale di cucina presso il Gambero Rosso. Così sono entrato in cucina per restarci (attualmente ricopro la carica di chef docente della Città del Gusto di Torino del Gambero Rosso). Ho avuto esperienze in diversi ristoranti, collaborazioni con chef stellati e ho ricoperto ruoli organizzativi in manifestazioni legate al food&beverage portando con me il mio bagaglio sia di cuoco sia di psicologo. Inoltre ho avviato con una collega, esperta di arte bianca, un’attività di consulenza, chef a domicilio e gestione eventi. Credo che ogni piatto racconti una parte profonda di chi lo cucina e aiuti ad esprimere sensazioni sopite e potenzialità nascoste. Ultimamente mi sto concentrando sulla gestione dei rapporti tra sala e cucina e le loro relative mansioni ed ho “coniato” il concetto di mind en place (con la testa in cucina). Questo concetto ingloba tutte quelle strategie psicologiche e accorgimenti da usare per migliorare la comunicazione, le relazioni, e la performance lavorativa di un’attività ristorativa e i suoi servizi. Da qui insieme alla dottoressa Sonia Rotondo abbiamo iniziato a sv iluppare un progetto di consulenza “su misura” per le attività ristorative che ha come obiettivo quello di “disinnescare le emozioni” e rendere meno stressante la vita lavorativa all’interno di ristoranti, alberghi e strutture ricettive.